72° FESTIVAL DI SANREMO – Quarta serata, Gianni Morandi vince la gara delle cover!

Da che mondo è mondo, si sa che la quarta serata del Festival, è dedicata, ormai da svariati anni, alla gara delle cover, una gara nella gara. Quest’anno la scelta dei brani che i cantanti dovranno reinterpretare è stata ampliata maggiormente, spazia dalla musica italiana a quella internazionale, compresa tra gli anni ’60 e ’90 e c’è libertà di farlo o meno con l’aiuto di un ospite. La competizione, come nella serata precedente, sarà votata dalla sala stampa/web/radio, televoto e demoscopica 1000.

 

Ma diamo il via alla carrellata delle cover, in questa serata accompagnata dalla presenza di Maria Chiara Giannetta, alias “Blanca”, una delle promesse della serialità televisiva e chissà pure del cinema italiano.

Noemi si presenta con sorpresa al pianoforte in una versione di “A natural woman” di Aretha Franklin che non convince particolarmente; Giovanni Truppi porta con sé Vinicio Capossela e Mauro Pagani “Nella mia ora di libertà” di Fabrizio De Andrè, cantautorale e non tradendo l’essenza di quel brano; Yuman e Rita Marcotulli, talento jazz degli ultimi anni, in “My way” di Frank Sinatra, ha preso alla lettera il titolo del brano scelto, voce sicuramente adatta, ma spirito meno jazz e più flemmatico; Le Vibrazioni accompagnate da Sophie and the Giants e Peppe Vessicchio al pianoforte in “Live and let die” di Paul McCartney ha regalato un bell’impatto sonoro; Sangiovanni con Fiorella Mannoia nella storica “A muso duro” di Pierangelo Bertoli, canzone a noi cara, sempre attuale, reinterpretata con molta convinzione; Emma con Francesca Michielin in “Baby one more time” di Britney Spears sembra quasi fare il verso alla cantante in questione.

 

Gianni Morandi porta finalmente sul palco dell’Ariston il suo nuovo autore, Jovanotti, in un medley formidabile di positività, “Occhi di ragazza”, “Un mondo d’amore”, “Ragazzo fortunato”, “Penso positivo”, un’accoppiata di grinta, carisma, allegria e un teatro visibilio che si è divertito davvero; Elisa in “What a feeling” direttamente da Flashdance, con la ballerina Elena D’Amario, versione elettro moderna, d’effetto, con il saluto personale di Giorgio Moroder; Achille Lauro con “Sei bellissima” insieme a Loredana Bertè, una piacevole sorpresa.

Ad intervallare le cover, uno sketch comico tra la Giannetta e Maurizio Lastrico, coppia sul set di Don Matteo, che racchiude un discorso composto di sole frasi di pezzi famosi di Sanremo e della scena musicale italiana, ironico, scanzonato, sagace. E non per ultimo, il racconto dell’attrice su come è riuscita a interpretare il personaggio delle serie tv “Blanca”, una ragazza poliziotta non vedente, e provando così, a far sperimentare alla platea cosa significa davvero utilizzare i sensi e farci scoprire un mondo che conosciamo molto poco.

 

Prosegue Matteo Romano con “Your song” di Elton John, canzone più grande di lui, con una Malika Ayane che lo salva in corner; Irama porta “La mia storia tra le dita” insieme al proprio autore Gianluca Grignani, ben ventisette Sanremo dopo, cadenzata, ritmata, con Grignani scompigliato come sempre; Ditonellapiaga e Donatella Rettore in “Nessuno mi può giudicare” di Caterina Caselli in una reinterpretazione fedele all’originale; Iva Zanicchi con “Canzone” di Don Backy e Detto Mariano rende omaggio a Milva, in un duetto simbolico con lei, celebrando la sua versione, reinterpretazione grintosa a mo’ di Iva; Ana Mena accompagnata da Rocco Hunt in un medley di capisaldi italiani “Il mondo”, “Figli delle stelle”, “Se mi lasci non vale” e va bene così; La rappresentante di lista con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra in “Be my baby” di The Ronettes, in una rivisitazione moderna, con della sana elettronica, una cover che incarna il vero significato del termine cover, interpretazione nuova, efficace, giusta. Passiamo ora a Massimo Ranieri che rende omaggio a Pino Daniele e ad Anna Magnani con “Anna verrà”, insieme all’energia della voce di Nek, in una interpretazione intensa, toccante; Michele Bravi in “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” sussurra le parole di Battisti-Mogol, recitandole come una poesia, come un mantra; Mahmood e Blanco, due voci che si intrecciano bene anche ne “Il cielo in una stanza” in una interpretazione romantica, minimal, fatta quasi solo delle loro voci, toccando vette altissime, intensi, chic; Rkomi con i Calibro 35 in un medley di Vasco Rossi “Fegato, fegato spappolato”, “Deviazioni”, band di musicisti incredibili su una rivisitazione in chiave più rap;  Aka7even con Arisa in “Cambiare” di Alex Baroni ci propone ciò che ci aspettavamo; Highsnob e Hu con Mr. Rain “Mi sono innamorato di te” di Tenco, una canzone già di per sé emotivamente forte, ma un po’ debole vocalmente; Dargen D’Amico con “La bambola” di Patty Pravo, bella la rivisitazione orchestrale e forte nella parte rap; Giusy Ferreri con Andy dei Bluvertigo “Io vivrò senza te” di Lucio Battisti, miagolata come solo lei sa fare; Fabrizio Moro in “Uomini soli” dei Pooh, un’altra canzone d’impatto emotivo e sonoro, interpretata in modo giusto; Tananai con Rosa Chemical “A far l’amore comincia tu”, caposaldo italiano di Raffaella Carrà, decisamente rovinato, ma de gustibus non disputandum est.

 

Sopraggiunge la classifica, come di consueto, ormai a tarda serata, ma la sorpresa è dietro l’angolo. Un terzo posto per Elisa, un secondo posto per il duo Mahmood & Blanco e un meritatissimo primo posto per Gianni Morandi e l’amico Jovanotti, noi ovviamente non siamo di parte!

A vincere è stata la grinta, l’energia, che questo uomo, dagli esordi del 1962 ad oggi, sa ancora regalarci, ma soprattutto l’entusiasmo, la positività di cui, soprattutto in questo periodo, abbiamo bisogno, e che con la vicinanza di Jovanotti, è stata ampliata ancora di più.

Un bellissimo regalo, caro, il nostro Gianni!

E stasera, ultima serata della kermesse, che incoronerà il vincitore del Festival di Sanremo 2022.

 

Martina Lusetti