CESARE CREMONINI E IL VIAGGIO ON THE ROAD NELL’AMERICA LONTANA
“Non sono in vacanza, non riesco a chiamarla così. Sto togliendo tutto intorno a me, soprattutto me. Sto creando l’estasi dello stupore e per me lo stupore è origine e autenticità. Ci vuole coraggio anche in questo. Il coraggio di mettersi in discussione quando sei al massimo e non addomesticarsi mai. In ogni fase della mia carriera ha cercato dei volta pagina. Perché la musica è anche la mia vita e se muoio io lo fa anche lei”.
È partito da Antigua il viaggio on the road di Cesare Cremonini. “Porto la mia jeep sopra le Colonne d’Ercole dei Caraibi e riesco a guardare avanti e indietro nello stesso istante”. Armato di desideri, armato di Canon, voglia di esplorare, non solo la natura incontaminata e i suoi paesaggi incredibili, ma anche ripercorrere le orme storiche che la musica ha lasciato in terra americana. Un viaggio spirituale, un viaggio per lasciarsi alle spalle una storia d’amore finita, ma soprattutto un viaggio musicale, durante il quale comporre nuova musica e registrarla nei celebri templi sacri di Alice in Chains, Foo Fighters, Nirvana.
Dal verde smeraldo dall’America Centrale, Cesare passa poi a Miami, Orlando, Atlanta, per arrivare al Tennessee, con le sue Nashville e Memphis, che hanno assistito ai primi passi del blues e del country, per volgere il ricordo a Johnny Cash ed Elvis. “Nashville, 48 ore di musica. Robert’s mood. Country Music Hall of Fame. Johnny Cash Museum. Questa mattina vado a chinare il capo e togliermi il cappello sulla tomba di Johnny Cash, ad Hendersonville. Poi nel pomeriggio sarò in viaggio verso Memphis, per Elvis. Ricollego tutti i fili. Vado verso nord”.
Il viaggio prosegue e dagli anni del blues prima e del rock’n’roll poi, ritorniamo ai giorni nostri con il Super Bowl e il concerto evento di Rihanna, a cui il nostro Cesare ha partecipato da spettatore, tenutosi a Phoenix in Arizona, dopo aver camminato tra le sabbie bianche del Nuovo Messico.
Dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico, arriviamo in California, sempre sulla jeep bianca, con il Parco Nazionale del Joshua Tree, Santa Monica, la città degli angeli, Los Angeles e San Francisco. Questa l’America che conosciamo meglio tutti, quella dell’immaginario comune. Ma Cesare attende con trepidazione Seattle, nello stato di Washington, capitale del grunge, città dei Nirvana e proprio nel giorno della nascita del suo fondatore, Kurt Cobain, il 20 febbraio, il nostro cantautore di Bologna, arriva, per omaggiarne il suo talento e la sua fragilità. Ma a Seattle non arriva solo per il grunge, ma anche per registrare nei “Robert Lang Studios” di Shoreline, ultima tappa del suo lungo viaggio musicale attraverso l’America prima di raggiungere l’Alaska.
“Questi studi sotterranei hanno fatto la storia di alcune delle mie band preferite, dai Soundgarden ai Nirvana (qui fecero la loro ultima storica registrazione), Foo Fighters (Dave Grohl ne parla nel suo docu film on the road) Alice in Chains, Dave Matthews Band e tanti altri. Questo luogo ha un’energia pazzesca e custodisce memorie. Sono molto felice di aver iniziato a scrivere una nuova pagina della mia storia qui. Oggi, nel giorno del compleanno di Kurt Cobain, si respirava qualcosa di unico. Ho registrato pianoforti, voci, chitarre e bassi di canzoni nate in questo periodo in totale libertà”.
Dopo Seattle, sarà la volta del Canada e meta ultima sarà l’Alaska, la terra dei ghiacci e dell’incontaminato, aspra ed estrema, la terra degli esploratori, la terra di In To The Wild, forse per ricalcare i passi di Christopher McCandless alias Alexander Supertramp.
Martina Lusetti