FESTIVAL DI SANREMO 2023: PRIMA E SECONDA SERATA, GIANNI TUTTOFARE
PRIMA SERATA
Tutti sintonizzati alle 20.30 su RaiUno, dalla casalinga al manager d’azienda. Si sa, Sanremo è un po’ come il Natale, ignorarlo è pressoché impossibile.
Lo show ha il suo inizio senza show, ma con un Mattarella visibilmente emozionato che saluta alla Queen Elizabeth dal posto d’onore e un po’ di sana e buona cultura, o meglio, educazione civica, con Benigni nazionale che narra la nostra Costituzione, come a scuola si dovrebbe fare e l’inno, intonato da Gianni. E ricordiamo “Chi sogna arriva prima di chi pensa”.
Ma soffermiamoci un attimo su Gianni, la scoperta non scoperta che sapevamo essere già carta vincente dell’Ariston. Da spalla a conduttore, da cantante a tuttofare. Maratoneta anche sul palco, arriva sempre un passo prima degli altri, con la spontaneità di chi la possiede veramente senza doversela inventare. D’altronde, sessant’anni di carriera non sono da tutti, ma c’è chi li sa portare veramente bene. Bello e ironico il momento delle sue “canzoni brutte” dove ha sfatato il mito del “tutto bello, tutto figo perché lo canto io”, e indimenticabile l’attimo in cui ha spazzato via il gran marasma creato dal cavallo pazzo Blanco sul palco dell’Ariston. Bravo Gianni, voto dieci.
Arrivano i Pooh, dalle terre lontane, per un revival dei brani storici, con un Facchinetti vocalmente impiccato che fa preoccupare e Riccardo Fogli che gioca a nascondino. Il campanilismo, a volte, prende il sopravvento, pertanto ci si chiede, da buoni emiliani, il perché dei Pooh sul palco e i Nomadi no (sessantesimo anno di carriera per loro, ndr), e così come sorge spontanea la domanda, arriva spontanea la risposta. Forse per pubblicizzare il nuovo docu-film in programma su RaiUno il 15 febbraio? Forse. D’altronde, la pubblicità regna sovrana e non guarda in faccia nessuno. In ogni caso, brutta mancanza.
Torniamo un attimo al “momento Bugo” di quest’anno. Blanco che vince il Festival l’anno scorso, torna da vincitore, esce da vincitore, torna sul palco con il brano nuovo, non sente la voce in cuffia, decide di spaccare tutto, rompere i vasi, strappare fiori. Insomma, gli partono i cosiddetti due minuti, Attila Flagello di Dio. Platea inorridita, fischi a non finire (giustamente), Amadeus che con la sua calma, almeno, toglie un po’ di quel velo d’imbarazzo. Alla domanda “Perché l’hai fatto”, segue la risposta “Perché non sentivo la voce”. Per fortuna a vent’anni non siamo stati tutti così. Oppure, o forse, il buon vecchio Amadeus era già al corrente di questa finta piazzata? Ai posteri l’ardua sentenza.
Passiamo ora alle canzoni. Anna Oxa “Sali”, rompe il ghiaccio alla sua maniera, con vocalizzi orientali conditi con un po’ di quella retorica che si trascina sempre dietro, bocciata dalla sala stampa che l’ha già messa all’ultimo posto, ma si sa, non è mai stata simpatica ai giornalisti. Gianmaria “Mostro”, esordiente da X Factor, si presenta con la classica canzone di oggi ma il cantato non piglia l’uditore. Mr. Rain “Supereroi”, rapper, forse? Canzone che pare melassa, dal titolo, al testo, al coro dei bambini, tutto già visto e rivisto. Ariete “Mare di guai”, forte sui social, sconosciuta al grande pubblico, debole all’Ariston. Marco Mengoni “Due vite”, torna da ex vincitore e odierno vincitore di classifiche, spicca in questa prima serata. Coma_Cose “L’addio”, in gara come i nuovi Jalisse, autoreferenziali. Elodie “Due vite”, in veste di cigno nero sul palco, ricorda nel testo o forse cita “Se telefonando” di Mina, si sentirà di certo in radio. Leo Gassman “Terzo cuore”, i Pinguini Tattici Nucleari tornano a Sanremo, fine. Gianluca Grignani “Quando ti manca il fiato”, canzone sul padre assente, assente anche la qualità vocale, testo pressoché incomprensibile all’ascolto, meglio rileggerlo. Ultimo “Alba”, più emozionato del solito, a livello testuale tra i migliori. I Cugini di campagna “Lettera 22”, tornano insieme agli anni Ottanta, con la zampa e le paillettes, un brano scritto da La rappresentante di lista, la solita solfa anche se gli autori sono giovani. Olly “Polvere”, sbuca come nuova proposta con un pezzo divertente, da generazione zeta, con l’autotune d’obbligo. Colla zio “Non mi va”, un po’ boyband, un po’ Lo Stato Sociale, un po’ Willie Peyote, traspare del funk, che fa bene a tutti, efficaci, divertenti. Mara Sattei “Duemilaminuti”, chiude la kermesse con il classico titolo da canzone moderna sanremese, un incipit che pare venti canzoni che già conosciamo.
Il momento “contenuto sociale”, femminista, monologo e sui diritti, è consegnato in questa prima serata a Chiara Ferragni, che lo indossa sugli abiti, in collaborazione con Dior, diventando manifesto dei messaggi che intende portare all’Ariston. Si parla alla società, alle donne, alle madri, stoccata all’ex fidanzato, si parla di diritti, si parla a noi stessi. Retorica. Forse si parla un po’ troppo. L’autoreferenzialità è un filo sottile che corre molto vicino ai nostri piedi. Per evitarla ci vuole classe, ma la classe non è acqua.
SECONDA SERATA
Tutto fila liscio tranquillo nel corso della seconda puntata del Festival. Amadeus entusiasta come sempre, Gianni che fa il suo ingresso sul palco con la scopa in mano, perché dopo Bugo e Morgan, dopo Blanco ieri sera “Non si sa mai cos’altro possa succedere”, proprio Gianni, spalla empatica per chiunque, dal cantante alla co-conduttrice, e proprio quest’ultima, Francesca Fagnani, giornalista, conosciuta al grande pubblico per il suo programma “Belve”, è stata una presenza gradevole e toccante il suo monologo sui giovani carcerati dell’Istituto Penale per i minorenni di Nisida. “Hanno rapinato, hanno ucciso, hanno occhi che chiedono aiuto, senza sapere quale aiuto e a chi. La scuola l’hanno abbandonata, ma nessuno li ha cercati. E quando gli domando cosa cambieresti della tua vita, quasi tutti rispondono: Sarei andato a scuola.”
Da segnalare poi il momento delle vecchie glorie, loro che, passano gli anni, ma cantano anche se l’audio nelle cuffiette non lo sentono: Albano e Massimo Ranieri al fianco di Gianni. I loro più grandi successi, tra una passeggiata e l’altra, un po’ di karaoke non fa mai male.
Continuiamo con gli ultimi quattordici brani in gara. Will “Stupido”, semplice come semplice è il ragazzetto; Modà “Lasciami”, in teoria dovrebbe trattare il tema della depressione da cui il cantante è uscito, ma tutto ciò non arriva; Sethu “Cause perse”, non pervenuto, il palco se l’è mangiato; Articolo 31 “Un bel viaggio”, brano da vecchie glorie, ma gli Articolo di 31 di ieri sera non hanno nulla a che vedere con quelli di un tempo, troppo 883 nel sound; Lazza “Cenere”, ci si aspettava qualcosa da lui, emergente nel cantautorato rap e qualcosa l’ha fatto, l’impatto c’è stato, un bel brano, dal sound moderno, attuale e ben interpretato, si riconoscono Dardust e Petrella tra gli autori; Giorgia “Parole dette male”, il dispiacere nello scrivere che ci aspettava qualcosa che non è arrivato c’è, pare tutto così banale, dal testo alla melodia, peccato; Colapesce Dimartino “Splash”, qui gli anni Settanta della musica italiana si sentono tutti, ironici su un testo drammatico e un po’ iconici come è nel loro stile; Shari “Egoista”, non regge, non arriva; Levante “Vivo”, il tema è significativo e importante, ossia la riconquista della vita e del corpo dopo il parto, ma tutto risulta troppo e troppo poco il controllo; Madame “Il bene nel male”, il pezzo funziona, più per la base che per la voce; Tananai “Tango”, migliorato decisamente dal punto di vista vocale rispetto allo scorso anno, una bella ballad moderna, Rosa Chemical “Made in Italy”, pare Achille Lauro, parla di libertà nell’amore e della diversità, si aveva paura dello scandalo, ma non c’è niente di nuovo sotto il sole; LDA “Se poi domani”, ballad delle ballad delle ballad; Paola e Chiara “Furore”, vintage dance, vintage il titolo, vintage il testo.
Sul palco dell’Arena Suzuki, ci deliziano Francesco Renga e Nek, quest’ultimo sempre nel suo splendore vocale. Entrambi ripropongono brani sanremesi in gara anni fa.
Il momento politico di questa serata è affidato a Fedez (dalla moglie al marito), direttamente sul palco della Costa Smeralda, che difendendo il cantante Rosa Chemical, strappa la foto del viceministro Galeazzo Bignami vestito da Hitler. Diamogli ragione. D’altronde il rap è nato così, mangiandosi la contemporaneità, la politica soprattutto.
Ed al termine della serata, ecco che troviamo la prima classifica provvisoria dei brani in gara:
1. Marco Mengoni – Due vite
2. Colapesce Dimartino – Splash
3. Madame – Il bene nel male
4. Tananai – Tango
5. Elodie – Due
6. Coma_Cose – L’addio
7. Lazza – Cenere
8. Giorgia – Le parole dette male
9. Rosa Chemical – Made in Italy
10. Ultimo – Alba
11. Leo Gassman – Terzo cuore
12. Mara Sattei – Duemilaminuti
13. Colla Zio – Non mi va
14. Paola e Chiara – Furore
15. Cugini di Campagna – Lettera 22
16. Levante – Vivo
17. Mr. Rain – Supereroi
18. Articolo 31 – Un bel viaggio
19. Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato
20. Ariete – Mare di guai
21. Modà – Lasciami
22. gIANMARIA – Mostro
23. Olly – Polvere
24. LDA – Se poi domani
25. Will – Stupido
26. Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima)
27. Shari – Egoista
28. Sethu – Cause perse
Martina Lusetti