L’Emilia, Ligabue ed il Terremoto: rock.
Il terremoto è tema molto serio: qui lo affrontiamo – per esorcizzarlo – solo in modo leggero, anzi rock. Nella serata del 9 febbraio una coppia di discrete scosse hanno fatto ballare sul mondo reggiani e modenesi: la seconda scossa – di magnitudo 4.3 – ha avuto come epicentro Correggio e dunque la citazione musicale è quanto mai corretta. Per fortuna non si hanno notizie di danni, ma naturalmente di una diffusa insonnia sì. C’è un preciso rapporto, comunque, tra il terremoto ed il rock emiliano. Fin troppo facile è ripercorre gli eventi straordinari con cui gli artisti emiliano-romagnoli si sono mobilitati per aiutare la ricostruzione post sisma del 2012: ricordiamo il Concerto per l’Emilia, un’idea di Beppe Carletti e Marco Barbieri, che ha visto sul palco al Dallara di Bologna Andrea Griminelli, Andrea Mingardi, Caterina Caselli, Cesare Cremonini, Francesco Guccini, Gianni Morandi, Laura Pausini, Luca Carboni, Luciano Ligabue, Raffaella Carrà, Modena City Ramblers con Cisco, Nomadi, Nek, Paolo Belli, Samuele Bersani, Stadio, Zucchero Fornaciari. Fu, tra l’altro, l’ultima esibizione dal vivo – al momento – di Guccini. E come non ricordare, poi, il megaevento al Campovolo di Reggio Emliia, con Italia Loves Emilia, con oltre 150mila presenze, organizzato e ideato da Luciano Ligabue. Forse non tutti sanno, però, che il successo del rocker di Correggio è legato davvero ad una scossa di terremoto: e non metaforica. E’ noto, infatti, che la sua prima incisione avvenne grazie al premio vinto al concorso Terremoto Rock del 1988: Anime in Plexiglass e Bar Mario finirono su vinile.
Giardini di Mirò, Sonica, Rufus Party, Z Boom, Laura Mars, NDL, Mamamicarburo, AFA, Gozzilla, Gazebo Penguins sono solo alcuni di quei nomi passati da Terremoto Rock. Pochi però sanno perchè si chiamasse così: non per una bella scelta di qualche autore o di qualche comunicatore, ma per un evidente segno del destino. Pare infatti che fosse in corso una riunione del comitato organizzatore, con alcuni musicisti, alcuni operatori culturali dei comuni reggiani più – naturalmente – alcuni responsabili di Arci che sarebbe poi diventata protagonista della manifestazione. L’idea di organizzare un “festival per i gruppi di base” c’era, anche sulle sue caratteristiche, ma sul nome pare si stesse litigando alquanto: fino a che non è arrivata, secca, una scossa di terremoto. Son tutti scesi dalla sala in cui si trovavano giù in via Emilia.
“Terremoto rock” “Va bene a tutti”.
E così si spiega come l’energia sismica possa diventare musica e cambiare la storia di una terra.