Stay Metal, Stay Oleg. Omaggio al leader della band emiliana Coffee Overdrive.
Era il novembre 1978, quarantaquattro anni fa quando fece capolino nel nostro mondo terreno lui: Oleg Egon Brando, i cui tre nomi già lasciavano presagire qualcosa di potente e grandioso. Alcuni suoi conoscenti emiliani lo chiamavano l’Oleg: un mix di grinta e appassionata voglia di vivere. La chitarra regalata già a undici anni dalla nonna materna, si rivelò nel tempo la bacchetta magica di ciò che sarebbe stato il suo futuro: una vita assieme alla Musica che Oleg amava con tutto se stesso. Da lì in poi, grazie al suo carisma da leader e una passione infinita verso le note, Oleg ha dedicato ogni singolo istante e pensiero alla propria band di genere hard-rock di cui da diversi anni era il frontman: i Coffee Overdrive. Molto conosciuti in terra emiliana, i Coffee, annoverano nel loro curriculum vitae il featuring con Paul Di Anno (Iron Maiden) dal titolo “To the Top”. Il meglio, aspirare a qualcosa di più, arrivare al “Top”, questa da sempre la filosofia di vita di un cantante e musicista che ravvedeva nel Metal la sua corazza, l’armatura perfetta per difendersi dagli attacchi di un’esistenza terrena spesso lastricata di ostacoli. “Il mio mitra è un contrabbasso” cantava Demetrio Stratos degli Area e per Oleg, chitarra e microfono, rappresentavano il mitra per “sparare ” la propria voglia di esserci, di lasciare un segno, di essere al centro della scena. Non per niente, da qualche anno, si era trasferito da Carpi a Guiglia (sempre in provincia di Modena) per portare avanti un progetto il cui nome è già tutto un programma: Botte di Vita. Occhi vispi, sguardo furbetto e spirito brillante, Oleg Egon Brando amava la lingua inglese e componeva i suoi brani scrivendo i testi come fosse madrelingua. Animale da palcoscenico, dotato di uno humour inconfondibile, l’Oleg amava -durante i concerti- esortare la gente a partecipare, ad applaudire, a non stare ferma. Con quel suo timbro di voce profondo e virile, celebrava l’amore per la musica metal e hard rock, mantenendo inalterata la sua identità di “metallaro” che si opponeva alle mode del momento e a quelli che lui definiva “i fighetti”. Il monologo del film “Rocky” lo esortava ad andare avanti con voluttuosa caparbietà, poiché oltre alla musica Oleg amava anche il cinema. Faceva parte di una generazione, quella del 1978, dove ancora esisteva il senso dell’amicizia. Alcuni, come me, spesso presenti ai live, lo osservavano da un cantuccio per poi prendere vita e danzare sul ritmo di “Boom Boom”, “Overdriven Dance” o “Revolution Funk” magari poi commuovendosi davanti a una ballad come “A Promise”. La band, nata nel 2005 da un’idea di Oleg e Jonny, ha avuto nel tempo un piccolo cambio di line-up fino ad approdare all’attuale formazione composta da Gionata “Jonny” Bellei , Valerio “Lars” Larcier e Riccardo “Richter” Branchini e naturalmente Oleg che giovedì 22-12-2022 verso le 11.00 si è spostato un po’ più in là, verso il cielo, ma che starà ancora suonando e cantando da lassù. Lui, che ha provato in tutti modi a incarnare quel suo motto, ora presente sulla sua pagina Facebook: Don’t dream it. Be It, per molti aspetti rimarrà sempre il “The One ” (titolo di un celebre brano dei Metallica, che lui adorava) come dimostrano le celebrazioni avvenute in Lunigiana dove abitava da qualche mese. Gli amici fedeli, quelli di una vita intera, i compagni di scuola hanno brindato a lui celebrando la vita con canti e tanta musica. A fianco del suo involucro terreno invece: la chitarra, il fedele cappello a bombetta e un misterioso angioletto affiancato da rose gialle e nere come il logo dei Coffee Overdrive. A volte si va via in un attimo, ma si rimane per sempre nel cuore. Tu che eri fuoco, in questi giorni hai lasciato il Gelo, rendendo il tuo bel nome palindromo. Ciao Oleg e ovunque tu sia: Stay Metal.
D.D.
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